Friday, December 11, 2009

il gusto della mistocchina

- La Mistocchina.
- Che vuol dir Mistocchina? Come quella giovane è bolognese, e che a Bologna chiamano mistocchine certe schiacciate fatte di farina di castagne, le hanno dato un soprannome, che conviene alla sua patria ed alla sua abilità.

Carlo Goldoni, L'impresario delle Smirne

Il gusto della mistocchina sta ad ogni buon emiliano come quello delle petites madeleines stanno a Proust.
Dolce solo in virtù della qualità della farina di castagne utilizzata e profumata con l'anice, veniva cotta, venduta e consumata per strada. La mistocchinaia, ovvero venditrice di mistocchine, appartiene oramai solo alla memoria collettiva e individuale, al pari di certe figure felliniane.
Curiosando in rete, sembra che sia ancora possibile scovare gli ultimi mistocchinai nelle sagre di paese delle province di Modena, Bologna e Ferrara. Speriamo che resistano.

Il castagno, Castanea sativa, è albero del Mediterraneo. Insieme a quercia, roverella, frassino, carpino e noce costituisce il tipico bosco deciduo montano,
dal Portogallo alla Macedonia e fino al mar Nero. Pare che la sua diffusione massiccia in zona appenninica e prealpina corrisponda all'avanzata dei romani; per certo il castagno è stato l'albero del pane su cui si è fondata la sussistenza delle comunità montane fino al secondo dopoguerra.
Alimentazione (frutto), costruzione (legname), apicoltura (fiori), allevamento (fogliame), artigianato (corteccia) facevano capo ad un solo albero.
La gestione dei castagneti era spesso affidata alla comunità, qui in Ticino con l'istituto della selva castanile. Il castagno in dialetto ticinese è "l'albero", senza aggettivi.

La ricetta di famiglia che segue credo risalga agli anni sessanta, quando la castagna non era ancora sparita dalla alimentazione ma era già relegata, come oggi del resto, al ruolo di alimento "ludico" e da dessert.


brazadèla di farina castagne

400 gr farina di castagne setacciata
200 gr zucchero
5 cucchiai di olio extravergine d'oliva
500 ml latte
3 uova
tre cucchiai di cacao in polvere
un bicchierino di liquore d'anice secco
una bustina di lievito per dolci


a piacere:
una manciata di uvetta
una manciata di pinoli
rosmarino secco tritato

Montare le uova con lo zucchero, unire il cacao e la farina di castagne alternando con il latte e il liquore, fino ad ottenere un impasto perfettamente omogeneo e fluido. Aggiungere l'olio e, se graditi (e disponibili in dispensa), anche le uvette e i pinoli. Per ultimo aggiungere il lievito e mescolare bene.
Versare un una teglia capiente con il buco centrale ben unta (o in due teglie da plum-cake, l'impasto è abbondante) e cuocere in forno caldo per 45 minuti circa.


Brazadèla in bolognese significa ciambella, per tradizione a pasta dura e da servire con il vino. Il nome deriverebbe da braccio (in dialetto bràz, lat. med. brachium, da cui anche Bretzel, pretzel e termini simili), perchè l'oste la porgeva ai clienti infilata del braccio, mentre con l'altro serviva il vino.

Tuesday, December 8, 2009

idealismo


An idealist is one who, on noticing that a rose smells better than a cabbage, concludes that it will also make better soup.

H.L. Menchen

La ricetta proviene per direttissima da Ricette di osterie e genti di Sicilia, Slow Food Editore, 2003, con variazioni minime. I broccoli in questione non sono i broccoli ramosi verdi, ma i cavolfiori bianchi.


broccoli arriminati

1 kg di calvolfiori
50 gr acciughe
una cipolla piccola
un peperoncino
25 gr uva sultanina
25 gr pinoli (tostati in padella)
125 gr doppio concentrato di pomodoro (io ne ho usato la metà)
500 gr di bucatini
pangrattato tostato in padella antiaderente
olio extravegine d'oliva, sale

Bollire il cavolfiore, riservando l'acqua di cottura. In una padella ampia e dai bordi alti scaldare l'olio, rosolare la cipolla, aggiungere le acciughe e lasciare che si sciolgano. Unire poi i pinoli, l'uva sultanina, il concentrato di pomodoro, i cavolfiori e un poco della loro acqua di cottura. Fare cuocere il tutto per tre minuti. Condire la pasta (cotta nell'acqua utilizzata per la verdura) e distribuire sui piatti il pangrattato tostato, alla maniera del formaggio, che invece è da evitare.

Friday, December 4, 2009

semplicemente


Francisco de Zurbarán, Still Life With Lemons, Oranges and a Rose, Norton Simon Museum of Art, Pasadena, USA


insalata di arance e finocchi

un finocchio
un'arancia bio
sale, pepe nero e
olio extravergine d'oliva
del buon pane

Affettare finemente il finocchio, pulire l'arancia al vivo eliminando non solo la scorza, ma anche le pellicine, infine tagliare a rondelle un po'spesse (altrimenti si spezzano).
In una terrina, allestire i finocchi e le arance.
Condire con sale, pepe nero di macinino e olio extravergine d'oliva.

Gustare immediatamente,
immaginandosi in un aranceto di Sicilia.
La scarpetta è obbligatoria.




finocchi al forno

un paio di finocchi
sale, pepe nero e
olio extravergine d'oliva

affettare il più finemente possibile i finocchi, sistemarli in una teglia larga, per avere uno strato fine di verdure sul fondo.
Condire senza risparmio.
Cuocere in forno molto caldo per 10-15 minuti.


I finocchi cuocendo rilasciano tutta l'acqua di cui sono composti, che con l'olio e le spezie formerà un'emulsione delicata. I finocchi, al contrario, diventeranno croccanti.


Varianti (per entrambe le ricette)
tutti gli ingredienti citati più olive nere, origano, pomodori secchi.
la variante è da introdurre quando l'originale viene a noia, ma non è affatto necessaria, nè la noia scontata.


maschi e femmine:
Il finocchio (Foeniculum vulgare) di solito si distingue in "femmina" e "maschio" in base alla forma: tondeggiante il primo, più schiacciato il secondo.
di solito le femmine sono destinate al consumo a crudo, i maschi alla cottura perchè meno polposi e tendenzialmente più filamentosi.

Monday, November 30, 2009

Capsicum annuum


Lo confesso: questa ricetta proviene dalla sig.ra Saatchi, ma è stata eseguita dalle abili mani emiliane di Sandra utilizzando i peperoncini del suo orto (mix di peperoncini rossi a cornetto, a campana e tondi).

150 gr peperoncini piccanti, tolti i semi e tagliati in 4 pezzi ciascuno
150 gr peperoni rossi, puliti di semi e parti fibrose e tagliati grossolanamente a pezzi

1 kg zucchero per confetture (ovvero con agente gelificante)
600 ml aceto di mele

Sterilizzare i vasetti e asciugarli con molta cura. Mettere i peperoncini nel frullatore e tritarli finemente. Aggiungere i pezzi peperone e azionare di nuovo il frullatore fino ad ottenere un composto rosso vivo con piccoli pezzetti. Sciogliere lo zucchero nell'aceto in una pentola larga a fiamma bassa senza mescolare. Aggiungere il composto frullato nella pentola, portare ad ebollizione e lasciare bollire per 10 minuti a fiamma vivace. Togliere dal fuoco e
versare nei vasetti: raffreddandosi il composto diventerà da liquido a viscoso e infine gelatinoso.


Modalità d'uso e posologia:
La marmellata di peperoncino aggiunge ottimismo alle pietanze blande.
La nota piccante arriva per ultima, il sapore prevalente è agrodolce, con il gusto dolce abbastanza marcato.
A me piace utilizzare questa marmellata per dare brio ad alcuni insaccati come prosciutto cotto, fesa di tacchino e simili: sapori fondamentalmente tristi se lasciati a se stessi, almeno per il mio palato.
Anche se sospetto che i puristi e gli esperti degustatori di formaggi avrebbero serie obiezioni, la marmellata può accompagnare
onorevolmente i formaggi stagionati, purchè non erborinati.
Mi riprometto di abbinarla agli avanzi del bollito di Natale, secondo me ne uscirà un connubio interessante.

Wednesday, November 18, 2009

il crudo e il cotto

De Sica: «Che te magni?»
Contadino: «Pane, marescià!»
De Sica: «E che ci metti dentro?»
Contadino:
«Fantasia, marescià.»

dialogo in: Pane, amore e fantasia, Luigi Commencini, 1953.


Prologo, all'italiana:
Dentro il panino, se si è molto fortunati, si possono trovare anche le frattaglie, che con la fantasia hanno parecchio a che fare. A Firenze il glorioso lampredotto, a Palermo il pani ca'meusa.

Atto primo, all'inglese:
Londra, interno giorno.
A pochi passi dal ristorante, il mercato della carne di Smithfield.
Nel menu, quasi esclusivamente frattaglie.

Nel mio piatto, nell'ordine:

midollo di bue servito con pane tostato, insalata di prezzemolo e capperi, una cucchiaiata di sale grigio
intestino di maiale in (e non sopra) una insalata di tarassaco e cipolla al forno
Eccles cake e formaggio
Lancashire

Epilogo,
parafrasando lo chef:
se stai per mangiare un animale, sii educato e mangiatelo tutto.

Wednesday, November 11, 2009

non fare l'innocente

Manuel Vázquez Montalbán scrive nelle sue Ricette immorali che, almeno nel mondo mediterraneo, i dolci (al cucchiaio) a base di latte e uova costituiscono uno nei nuclei fondanti del gusto e del palato dell'infanzia.
Cibi dell'innocenza, dunque:

" Si consiglia agli italiani di non adoperare questo piatto nei loro incontri amorosi, così come agli spagnoli di evitare la leche frita e ai francesi qualsiasi dessert domestico a base di latte.
Tutte le etnie amano i loro dessert al latte, ma solo se associati all'immagine della mamma o della nonna..."
Manuel Vázquez Montalbán, Ricette Immorali, Universale Economica Feltrinelli

Oltre dieci anni fa, in un ristorante che ora non c'è più (forse si è trasferito a Roma?), ho assaggiato un budino a base di latte e uova, servito con miele amaro e panna liquida. Un semplice fiordilatte ben eseguito, in effetti.
Ma a quel fiordilatte era stata aggiunta
la malizia del profumo di salvia:


1 litro di latte intero, possibilmente non pastorizzato
6 uova fresche

6 cucchiai di zucchero + 4 cucchiai per la "camicia"

una decina di foglie di salvia


Fare bollire il latte in una pentola capiente e dal fondo spesso fino a dimezzarlo in volume (45' circa), unendo 6 cucchiai di zucchero e le foglie di salvia negli ultimi 10 minuti di cottura.
Visto che il profumo di salvia dipende dalla stagione, dalla freschezza delle foglie e da mille altri fattori ora imponderabili, suggerisco di essere parchi nei quantitativi al primo tentativo. L'esperienza mi ha insegnato che il profumo, molto penetrante quando il latte è in ebollizione, diventa più delicato nel budino finito.
Una volta bollito il latte, ritirare la salvia e poi mettere da parte per far raffreddare.

Sbattere le uova con una frusta. Versare il latte
sulle uova filtrandolo con un colino, mettere il composto in uno stampo da budino con la "camicia" di caramello e cuocere in forno a bagnomaria, senza dimenticare una fettina di limone nell'acqua.
A mio avviso la camicia di caramello deve essere piuttosto scura, ma non bruciata.
Il sapore leggermente amaro del caramello conferma che si tratta di un budino per adulti.

Tengo a sottolineare che la ricetta illustrata non proviene dal ristoratore sopra citato ma - come ogni buon dolce a base di latte - dalla mia mamma...
Del resto ci sono infinite varianti per crème caramel e fiordilatte: quel che
qui conta è la malizia della salvia.

Thursday, November 5, 2009

consider the oyster



Avendo trascorso qualche tempo dall'altra parte dell'Oceano Atlantico, spesso mi chiedo se c'è qualche cosa che mi manca. Oggi penso alle
ostriche di Wellfleet, cape Cod: crude, fresche-freschissime, pastellate e fritte, in zuppa cremosa (chowder).
Peraltro le ostriche -mangiate a pochi metri dal luogo di pesca - si sposavano a meraviglia con i grigiazzurri autunnali dei mesi con la "erre".




A ostrica considerata, un saluto ai miei commentatori luganesi ed emiliani: grazie per le gentili note. Vengono puntualmente lette. La mia destrezza informatica invece lascia ancora a desiderare.

Friday, October 30, 2009

arancione




risotto con zucca mantovana e pere caramellate


riso vialone nano o carnaroli, tre manciate per commensale
mezza tazza di zucca mantovana, pulita e tagliata a cubetti, per ciascun commensale

burro e olio extravergine d'oliva

due dita di vino bianco per sfumare il riso
sale, pepe nero macinato fresco
noce moscata (incontournable)

foglie di salvia, senza esagerare
mezza pera commensale (a pasta soda e non troppo matura)

tre cucchiai di zucchero semolato


Di solito non faccio soffritto per i risotti, quindi: rosolare il riso in padella con metà olio e metà burro (le quantità sono lasciate al buon gusto e al buon senso), sfumare con vino bianco, aggiungere la zucca a cubetti e quindi iniziare ad aggiungere liquido caldo (il più delle volte io uso acqua calda, ma per chi vuole dare più "corpo": buon e onesto brodo), cuocere con il coperchio, con calma. Con i primi mestoli di liquido caldo salare, per dare il tempo a sale, riso e verdure di fare conoscenza.

A fine cottura, unire pepe nero di macinino e una sana grattatina di noce moscata, con poco burro e due cucchiai di parmigiano per la mantecatura finale.
Mentre il riso saggiamente riposa qualche minuto, in una padella antiaderente scaldare lo zucchero e le pere tagliate (meglio se a metà, buccia e i semi inclusi) a fiamma viva, adagiate in padella con la parte tagliata rivolta verso il basso. Fare caramellare il tutto.

Servire il riso, con una mezza pera adagiata sopra e la foglia di salvia.


Forse non dovrei dirlo, ma è proprio buono.

Monday, October 26, 2009

i frutti dimenticati di casola valsenio









Per chi tra i miei venticinque lettori, non avesse dimestichezza con le dolci colline di Romagna, Casola Valsenio ospita in autunno una sagra paesana dedicata ai frutti dimenticati:

"Oggi mangiare marroni, noci, nocciole, sorbe, giuggiole, corniole, mele da rosa, pere volpine, azzeruole, melagrane e così via, rappresenta un piacere del palato ed un recupero del patrimonio culturale e materiale del passato, a cominciare dalle abitudini alimentari che portavano a consumare quei frutti, conservati nei solai, nelle lunghe e fredde sere di veglia.
Frutti che aiutavano anche a combattere meglio il freddo dell’inverno grazie al loro potere calorico(...).
Questi frutti rappresentavano gli strumenti della sopravvivenza anche dal punto di vista psicologico: mettere al riparo nei grandi solai noci, avellane, mandorle, castagne, melegrane, nespole, pere, mele e sorbe, in attesa della maturazione o per la conservazione dava sicurezza e permetteva di affrontare l’inverno con la consapevolezza che, in ogni caso, c’era qualcosa da mangiare, così com’era o insieme al pane.
"

Monday, September 21, 2009

con i piedi e la pancia dentro l'autunno

Una cena al di sopra delle più rosee aspettative: onesta, emozionante e appagante.
Il profumo di casa
.

Thursday, September 17, 2009

prepararsi all'autunno



200 gr farina di farro o riso (nella foto: segale integrale)
200 gr di zucchero semolato
100 gr cacao amaro in polvere
1/4 di litro di latte intero (o latte di soja)
1 bustina di lievito per dolci
cannella a volontà

Setacciare gli ingredienti secchi, aggiungere il latte e mescolare fino ad ottenere un impasto non troppo liquido. Cottura al forno in teglia imburrata a 180° per 30 min. circa.
Senza burro nè uova, quasi vegana, la torta che risulta è soffice e profumatissima.
Buona così com'è, nelle giornate di pioggia si accompagna volentieri a yoghurt greco intero o panna leggermente montata e poco zuccherata.
Da meditare l'aggiunta di una manciata di nocciole tostate in forno e poi polverizzate, per catturare il gusto della Nutella e dell'infanzia.

terrina di grano saraceno e zucchine





200 gr di grano saraceno
3-4 zucchine, ove possibile con il fiore
besciamella soda fatta con un bicchiere di latte, burro, sale, pepe e farina (di farro o riso) e mantecata con una buona manciata di parmigiano
timo e menta
uno spicchio d'aglio

Lavare il grano saraceno, scolare bene e poi dorarlo in una padella molto calda (senza utilizzare grassi), infine bollire per 15 min. circa in acqua salata.
Quando i chicchi sono leggermente al dente, scolare e condire con pochissimo olio, sale e pepe.
Nella padella utilizzata per rosolare il grano saraceno saltare le zucchine tagliate a rondelle con poco olio e aglio a piacere. In una ciotola, unire il grano cotto, la besciamella e le zucchine. Aggiungere erbe aromatiche fresche.
Versare il composto in uno stampo da plum-cake e cuocere in forno a 180° per 40 min. circa.
Più facile da affettare quando completamente freddo, è ottimo servito tiepido con una piccola fonduta di gruyère surchoix o vacherin.

Wednesday, August 26, 2009

l'ospite che non c'era

L'ospite che non c'era, ovvero: quello che si sarebbe offerto per una cena d'estate, sotto la pergola.


toast di polenta taragna con caponata di verdure e scaglie di pecorino romano



m'halbi (muhallabia) con gelatina di albicocche

La ricetta si ispira alle ottime Artemisia e Soulafa, con l'aggiunta di una punta di cucchiaino di Μαστίχα (Mastiha, resina di Pistacia lentiscus).
Per decorare, fiori di malva, borragine e menta.

Friday, July 31, 2009

il diario del buongustaio



fa caldo, si cucina poco.
ci si consola guardando il diario del buongustaio...

Friday, July 24, 2009

Tuesday, July 21, 2009

pasta di farro porri e nocciole

Cette ci n'est pas une recette...ma un pretesto.





pasta di farro
porri freschi bio
nocciole intere
burro fresco bio
pecorino romano
sale e pepe

in una padella antiaderente con il fondo pesante, tostare le nocciole intere.
ritirarle dal fuoco e tagliarle a lamelle, conservandone 3 intere per porzione per decorare.
nella stessa padella, sciogliere il burro e cuocere i porri tagliati a rondelle fini, aggiungendo un po' d'acqua dopo 3 min. di cottura.
I porri devono restare al dente, non disfarsicompletamente.
Cuocere la pasta in abbondante acqua salata, versarla in padella con i porri, saltare a fiamma viva un minuto o due, fuori dal fuoco aggiungere le nocciole a lamelle e in ultimo il formaggio grattugiato grosso (o tagliato a lamelle con lo spelucchino per le patate).
Decorare con le nocciole intere, spolverare con abbondante pepe nero.

biscotti digestive dolci-salati

Domanda: è possibile sostituire il burro nella pasta frolla?
e come?
La tahina mi è sembrata una buona idea, soprattutto perchè ne ho sempre un vasetto in frigo.
Con il fedele Artusi alla mano (n. 589 Pasta frolla -ricetta B ), ecco nati i biscotti dolci-salati, cugini mediterranei dei Digestive anglosassoni:



farina di riso 100 gr
farina di farro 150 gr
burro 50 gr
tahina 3 cucchiai generosi
zucchero 100 gr
1 uovo grande oppure 1 uovo e un tuorlo
grani di sale nero per decorare (con parsimonia)

impastare rapidamente il tutto, se possibile con un mixer elettrico, altrimenti lavorare con la punta delle dita e la lama di un coltello, facendo attenzione a non "bruciare" il burro e la tahina, assai delicata. Far riposare l'impasto in frigorifero finchè non è freddo e sodo.
Aiutandosi con poca farina, stendere la pasta e tagliare nella forma preferita.
Decorare con sale nero (o sale Maldon, o sale Kosher).
Cuocere in forno a 150° circa, finchè i biscotti non diventano dorati.

nota: la tahina dà ai biscotti un gusto leggermente amaro che bilancia la dolcezza dello zucchero, questi biscotti sono ottimi per accompagnare formaggi.

Wednesday, July 1, 2009

la cucina (im)perfetta delle madri

Sandra è una grande cuoca, curiosa e coraggiosa. Nella sua cucina i ricettari occupano numerosi scaffali. Da bambina, la festa iniziava non a tavola, ma in cucina. La guardavo cucinare e sfogliavo gli enormi libroni pieni di foto colorate. Di solito prima di infornare c'era qualche cucchiaio da leccare. La prima torta che ho preparato per lei era, credo, una torta farcita con burro montato al caffè dal Talismano della felicità di Ada Boni. Da quel lontano giorno ho imparato a cucinare, evitando le torte al burro montato. Sandra è mia madre.



biscotti di riso e mais

Burro gr. 150
Zucchero gr. 170
Uova n.1
Farina di riso gr. 200
Farina Mais Fioretto (fine) gr.150
1/2 bustina lievito
un pizzico di sale

Amalgamare tutti gli ingredienti, si può usare un pò di latte per renderlo più morbido. Si può usare anche un frullatore. Stendere la pasta a 1/2 cm di altezza, tagliare con formine assortite o a piccoli rettangoli, mettere su una teglia da forno ricoperta di carta forno, cuocere a 180° finchè sono dorati circa 15-20 minuti.



torta di ciliegie

Ciliege gr. 400
Mandorle sbucciate gr.100
Farina di riso gr. 150
Burro gr. 180
Zucchero gr. 90
Uova n. 3
1 cucchiaino di lievito
un pizzico di sale
Zucchero a velo

Macinare le mandorle rendendole una farina. Snocciolare le ciliege conservare il succo. Montare il burro con lo zucchero,unire i tuorli sbattendo uno per volta, poi la farina di mandorle, la farina di riso , il lievito e il succo delle ciliege. Montare le chiare a neve ferma e unire al resto dell'impasto con delicatezza. Versare l'impasto in una teglia apribile (cm 22) ricoperta di carta da forno , mettere sopra le ciliege snocciolate spingendole nell'impasto. Cuocere al forno a 170° per 40 minuti circa. Meglio verificare la cottura con uno stecchino. Togliere dal forno e spolverare con lo zucchero a velo.

La cucina imperfetta delle madri, è una citazione felice di

Monday, June 29, 2009

cena estiva



sformato di quinoa, coste e mozzarella

200 gr quinoa reale bio
1 mozzarella
1 mazzo di coste
1 spicchio d'aglio
olio extravergine d'oliva
una manciata di uvetta
nanami togarashi*

*mix giapponese di sette spezie: peperoncino piccante, sesamo nero, sesamo bianco, scorza d'arancia, pepe, zenzero e alghe

cuocere il quinoa in acqua bollente poco salata per 10-15 minuti. quando i semi diventano traslucidi ma sono ancora "al dente" togliere dal fuoco, scolare, condire con pochissimo olio  e mettere da parte.
scaldare un cucchiaio d'olio in una ampia padella con i bordi alti, aggiungere l'aglio tagliato a lamelle fini e le spezie. tenere da parte tre foglie verdi (gambo escluso) cuocere il resto delle coste lavate e tagliate nella padella mescolando spesso, aggiungere l'uvetta a inizio cottura per darle modo di ammorbidirsi assorbendo i liquidi delle verdure.
quando le verdure hanno reso la loro acqua di vegetazione ma sono ancora un poco croccanti, togliere dal fuoco.
sbollentare rapidamente in acqua molto salata le foglie tenute da parte e immergerle immediatamente in acqua con ghiaccio (per preservare il colore)

per assemblare lo sformato, ungere uno stampo rettangolare da plum-cake, foderare con le foglie tenute da parte, disporre sul fondo uno strato di quinoa ben pressato con l'aiuto delle dita, poi le coste e la mozzarella a cubetti e infine un ultimo strato di quinoa. pressare ancora molto bene e infornare per 15 min a 200°. 

aspettare che lo sformato sia tiepido per sformarlo su un piatto da portata. tagliare con cautela utilizzando un coltello ben affilato.

si può servire plain oppure accompagnato da una salsa leggera di peperoni grigliati frullati con poco olio, un cucchiaino di doppio concentrato, basilico, origano e un po' d'acqua fredda.



torta di albicocche e ricotta

pasta frolla (ricetta base Artusi):
125 gr farina di farro
125 gr farina di riso
1 uovo grande, oppure 1 uovo e un tuorlo
100 gr zucchero
125 gr burro

crema di ricotta:
500 gr ricotta fresca
80 gr zucchero
1 uovo
50 gr mandorle a filetti o in polvere
semi di vaniglia

albicocche mature denocciolate o altra frutta aspra di stagione
mandorle a filetti e zucchero di canna per decorare

impastare brevemente tutti gli ingredienti per la frolla nel frullatore a bassa velocità.
non appena l'impasto prende consistenza impastarlo rapidamente a mano e riporlo in frigorifero. 
attenzione a non "bruciare" il burro!
sempre servendosi del frullatore, mescolare ricotta, zucchero, uovo e i semi di vaniglia.
aggiungere le mandorle e mescolare a mano (per non frantumarle).

quando la pasta frolla è fredda, stenderla con l'aiuto di un po' di farina di riso.
una volta preparata la base per la torta, versare la crema di ricotta, posizionare le albicocche con il lato tagliato rivolto verso l'alto.
se resta pasta frolla, fare qualche biscotto (stendere la pasta, spennellare con latte o con la chiara d'uovo rimasta leggermene montata, decorare con mandorle e zucchero di canna, tagliare a rombi e infornare) oppure surgelare l'impasto assicurandosi che in freezer non prenda odori di altri cibi.

Decorare a piacere con qualche lamella di mandorla e spolverizzare con un cucchiaio di zucchero di canna.

Infornare a 180° per 45 min, servire quando è completamente fredda.




Saturday, May 30, 2009

cronaca di una grigliata

INGREDIENTI:
prima di tutto, un nano benevolente

un fuochista esperto


e tanto appetito


Saturday, May 2, 2009

brunch with ale

pain d'épices di farina di farro

ingredienti:
125 yogurt di capra (1 bicchierino)
versare lo yogurt in una ciotola, lavare e asciugare il contenitore, da usarsi come misurino per i seguenti ingredienti
2 misurini zucchero greggio di canna bio
2 cucchiai di miele (a piacere)
3 misurini colmi di farina di farro bio
2 uova
100 gr burro sciolto  a bassa temperatura 
1 bustina di lievito per dolci bio
vaniglia e/o cannella a piacere
un po' di latte per rendere il composto morbido (deve risultare "a nastro" sul cucchiaio)

versare il composto in uno stampo da plum cake
cuocere in forno caldo per 40 mn circa